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Ho sempre creduto che, prima ancora di affidarsi alle teorie nutrizionali, fosse necessario osservare la pratica di chi ha ripetuto più e più volte gli stessi gesti e le stesse scelte, con risultati positivi, per arrivare poi a definire usi e costumi proficui per l'organismo. Le persone anziane, in questo come in tutti gli altri aspetti della vita pratica, sono la via maestra da seguire. Loro per primi, senza aver studiato la biochimica degli alimenti o la fisiologia dell'organismo in relazione a condizioni esterne, sanno che consumare alimenti stagionali seguendo gli istinti più naturali e personali nella scelta delle pietanze corrisponde molto spesso ad appagare non solo il gusto ma anche le necessità fisiologiche del singolo in uno specifico periodo, senza eccessi ne scompensi.
La stagione invernale, con temperature basse almeno per la maggior parte delle persone che vivono alle nostre stesse latitudini, con eventi metereologici di precipitazioni e con la riduzione delle ore di luce durante il giorno, porta il nostro fisico ad entrare in una sorta di letargia che per alcuni soggetti appare anche in maniera evidente. Potrà sembrare banale ma la scelta di preferire cibi ad elevata densità calorica, cotti, pietanze calde, consistenze più morbide, coincide perfettamente con le necessità di un organismo che in questa fase dell’anno tende naturalmente a voler incamerare energia per aumentare l’accumulo di tessuto lipidico, a ricercare cibi che riscaldano tutto l’organismo ed in particolare il tratto gastrointestinale, cibi che, a discapito del contenuto di acqua, siano densi di nutrienti a parità di volume. Tutto questo è sostenuto da cicli ormonali annuali che in questa fase attivano maggiormente la lipogenesi più che nella stagione calda, per effetto dell’aumento del cortisolo soprattutto, contro l’incremento di ormoni lipolitici nel periodo estivo.
Nel passaggio dall’inverno alla primavera non è infrequente assistere a tutta una serie di cambiamenti fisiologici, episodi transitori spesso molto soggettivi, che appaiono e scompaiono nell’arco di 2 settimane, massimo 21 giorni e che è possibile mediare con le giuste accortezze nutrizionali, utili anche nel proseguo della stagione primaverile.
L’organismo in questa fase deve necessariamente adattarsi al cambiamento di temperatura, all’aumento delle ore di luce durante la giornata e/o all’incidenza di fattori stagionali, come ad esempio gli allergizzanti derivanti dalle fioriture, che incidono su una fetta importante di popolazione.
In questo momento sarà fondamentale aumentare le energie dell’organismo senza appesantire inutilmente i processi digestivi, apportare micronutrienti molteplici attraverso alimenti ricchi di fibra ed acqua, modificare la quotidianità dei nostri pasti rispetto al solito per favorire la qualità del sonno.
Nel computo totale dei macronutrienti sarà necessario abbassare leggermente la quota di lipidi a vantaggio di carboidrati e proteine in eguale misura. Potremmo beneficiare dell'utilizzo per alcuni giorni, di carboidrati più raffinati del solito durante la colazione, inserendo più spesso marmellata miele e frutta, per sfruttare una carica energetica rapida in grado di dare una spinta a giornate che altrimenti inizierebbero a rilento.
Può risultare di grande aiuto, per le persone che dovessero sentirsi stanche durante il giorno, portare il consumo di carboidrati complessi dal pasto di metà giornata a quello della sera ed aumentare invece la quota proteica durante le ore diurne; così facendo si possono sfruttare le qualità migliorative del sonno di alcuni cereali. Inoltre questo piccolo stratagemma, unito all’abbassamento di cibi ricchi di grassi, può aiutare molto chi in questi periodi soffre di fastidi da reflusso stagionale; via quindi dalla tavola i fritti, le salse ed i condimenti carichi di grassi, bene invece cereali secchi, tostati e consumati al naturale.
Il consumo di verdura cruda in questo periodo, torna ad avere un aumento dopo mesi in cui la cottura delle fibre era preferita. È bene inserire soprattutto verdure a foglia quotidianamente, a metà giornata e, in una quantità ridotta, anche a sera, per sfruttare l’apporto di fibra, micronutrienti come vitamine A e C, Calcio, Magnesio Potassio, ma soprattutto acqua, di cui questi vegetali sono ricchi. Attenzione però a non eccedere! Un uso smodato di insalate miste e piatti simili può creare difficoltà digestive che mal si coniugano con la salute del nostro stomaco e del nostro sonno.
Anche l’apporto di sale potrebbe giocare, in questa fase dell’anno, un ruolo nel migliorare alcune condizioni fisiche, soprattutto di disagio legato a ritenzione idrica, gonfiori e squilibri pressori non poco frequenti in questo periodo; limitarne l’utilizzo fino anche a farlo scomparire dalla nostra tavola per alcuni giorni potrebbe essere di sicuro aiuto.
In questo scenario l’attività fisica, come sempre, aiuta a limitare i livelli di stress e ci permette di velocizzare i processi di adattamento a cui l’organismo è sottoposto: bene quindi continuare gli allenamenti ascoltando però con attenzione i segnali che ci arrivano dal corpo, evitando di forzare troppo con sessioni intense se la condizione non è delle migliori o preferendo lavori ed esercizi che virano più sulla qualità che non sulla quantità, almeno per tutto il periodo del cambio di stagione.
Se poi ce ne fosse la possibilità sarebbe ideale inserire le sessioni di allenamento sempre entro le ore 16 o 18 del pomeriggio, per evitare che eccessivi rilasci di endorfine rovinino il sonno notturno.
Se con la normale alimentazione, il riposo e tutti i consigli riportati, non si dovessero raggiungere livelli di benessere ottimali a superare agevolmente questa fase, ci si potrebbe rivolgere ad integratori adattogeni o energizzanti, estratti vegetali per migliorare la qualità del sonno notturno e via così, senza però abusare di composti che, una volta tolti, potrebbero causare fastidiosi effetti “rimbalzo”.
Integrare il contenuto proteico nella dieta con proteine di elevata qualità, facile digestione e velocità di rilascio media, può essere il compromesso ideale per integrare ottimamente il macronutriente senza rischiare di “ingolfarsi” inutilmente.
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Dr. Paolo Casali
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