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Lo sapevi?
Abbiamo già parlato in un post precedente di quali possono essere i disturbi correlati all'esposizione del nostro corpo a temperature molto basse e quali possono essere i rischi a cui andiamo incontro.
Oggi invece vogliamo parlarvi di quali possono essere gli effetti dell'altitudine sul nostro organismo*, che si possono verificare in particolare per chi pratica attività in montagna come p.e. alpinismo.
Con l'aumentare dell'altitudine infatti una conseguenza è la diminuzione della pressione atmosferica che provoca nel nostro organismo una rapida diminuzione della percentuale di saturazione di Hb (emoglobina) nel sangue arterioso.
Le persone che salgono velocemente ad altitudini di 3000 m o più elevate possono avere i sintomi dell'ipobaropatia o mal di montagna. Tale fenomeno è dovuto all'aumentata spinta ventilatoria per ottenere più O2 (ossigeno) che provoca l'alcalosi respiratoria poichè la CO2 (anidride carbonica) viene espirata più velocemente di quanto venga prodotta.
I sintomi correlati al mal di montagna comprendono nausea, affaticamento, perdita di appetito, tachicardia, respirazione affannosa e disfunzione nervosa che si caratterizza dalla difficoltà di giudizio, mancanza di coordinazione e vertigini.
Questi effetti sono ben conosciuti da chi pratica alpinismo e per questo chi prepara ad esempio la scalata ad una delle mitiche montagne dell' Himalaya prevede un periodo di acclimatazione.
L'acclimatazione è necessaria per chi non è abituato a vivere a determinate altitudini, ma esistono milioni di persone che vivono ad altitudini superiori a 3000 m tutto l'anno (p.e. alcuni villaggi nelle Ande sono situati sopra i 4800 m).
Come si spiega? Come fanno a sopravvivere?
Il nostro organismo mette in atto delle misure compensative che si sviluppano lentamente, dopo un lungo periodo che l'individuo rimane ad altitudini elevate, ma che permettono l'adeguata ossigenazione dei tessuti e il ripristino del bilancio acido-base.
Questi meccanismi possono però avere anche degli effetti collaterali in quanto il maggior numero di globuli rossi aumenta la viscosità del sangue e quindi aumenta la resistenza al flusso ematico. In tal modo il cuore è costretto a lavorare più intensamente per pompare il sangue attraverso i vasi sanguigni.
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*fonte: "Fondamenti di fisiologia umana di Lauralee Sherwood".
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