Le crisi di fame sono solo la manifestazione peggiore di un calo energetico che può prendere forme differenti soprattutto in base alle condizioni ed al tipo attività fisica svolta. Nella migliore delle ipotesi saremo costretti a diminuire l’intensità del gesto atletico per non rischiare di compromettere interamente il risultato. Nei casi peggiori, fermarsi, riposare e reintegrare è l’unica soluzione se si vuole portare a termine l’attività senza interromperla bruscamente.
Hai mai sofferto di una crisi di fame? I ciclisti, soprattutto gli assidui partecipanti alle lunghe granfondo, la conoscono bene. Non lascia scampo, ti prende quando meno te lo aspetti e ti lascia li senza un briciolo di forza nelle gambe.
Le crisi di fame sono solo la manifestazione peggiore di un calo energetico che può prendere forme differenti soprattutto in base alle condizioni ed al tipo attività fisica svolta. Nella migliore delle ipotesi saremo costretti a diminuire l’intensità del gesto atletico per non rischiare di compromettere interamente il risultato. Nei casi peggiori, fermarsi, riposare e reintegrare è l’unica soluzione se si vuole portare a termine l’attività senza interromperla bruscamente.
Le riserve energetiche dell’organismo, come abbiamo avuto modo di sottolineare più volte, non sono illimitate ma possono essere allenate e non solo: le differenti fonti a disposizione dell’organismo possono integrarsi vicendevolmente, variare nelle percentuali di apporto ed agire in maniera sinergica per far sì che l’intera macchina – corpo, duri un po' di più.
Un corpo non allenato, a prescindere dal tipo di attività fisica svolta, sarà portato ad utilizzare combustibile “raffinato” in situazioni di necessità. Banalmente saranno sfruttate le riserve energetiche di carboidrati, quelle più rapide ma anche le più esigue all’interno dell'organismo. Più il soggetto sarà allenato e maggiore sarà l’apporto energetico lipidico alla causa: l’organismo sarà in grado di conservare sempre più e sempre meglio i carboidrati a disposizione, sfruttandoli solamente, o in maniera prevalente, per quelle occasioni per le quali sono d’avvero imprescindibili come contrazioni muscolari sub massimali o massimali della durata di alcuni secondi.
L’ultima spiaggia energetica è costituita dalle proteine, in particolare da quegli amminoacidi cosiddetti “glucogenetici”, ovvero in grado di essere trasformati ad intermedi di reazioni energetiche che utilizzano carboidrati.
Quanto detto ci fa capire con chiarezza come il nostro organismo non sia un insieme di compartimenti stagni isolati tra di loro, piuttosto un insieme di serbatoi comunicanti che collaborano tra di loro sia in fase di svuotamento, quando cioè abbiamo bisogno di energia, sia in fase di riempimento, quando cioè ci alimentiamo; questo ragionamento spiega come mai sia quanto meno difficile cercare di modificare le percentuali di massa grassa dell’organismo applicando regimi alimentari che escludano, o quasi, un determinato macronutriente ma lasciano invariato il bilancio calorico senza per altro considerare l’esercizio fisico nell’equazione: il nostro organismo è fatto per adattarsi e lo farà in qualsiasi modo per mantenere la condizione di equilibrio.
Chi pratica sport, soprattutto di lunga durata, sia esso a medio alta intensità o ad intensità ridotta ma di durata superiore, sa bene che alimentarsi con una certa costanza è la condizione imprescindibile per prevenire cali vistosi. Il consumo di alimenti, sia essi semiliquidi o solidi, dovrebbe essere distribuito durante lo sforzo con una cadenza tale da garantire scorte energetiche sempre piene ma senza rischiare di ingolfare inutilmente il sistema digestivo rischiando così di compromettere il proseguo dell’attività. Come regolarsi? Potremmo snocciolare numeri e statistiche sulle tempistiche di svuotamento gastrico o di digestione di un dato macronutriente ma, essendo un campo questo molto vasto ed estremamente soggetto a differenze interindividuali, di attività svolta e quant’altro, faremo affidamento alla saggezza comune del “poco e spesso”, assolutamente veritiera anche in questa circostanza.
Alimentarsi con una fonte altamente digeribile, veloce ma anche pratica e gustosa, non è cosa semplice. VOLCHEM lo sa e per questo si è impegnata a fondo nella formulazione di una barretta specifica, che potesse fornire quella giusta dose di energia a lungo termine senza creare difficoltà alcuna ad un sistema, quello digestivo, già sotto potenziale stress per effetto dello sforzo fisico.
PROMEAL ENERGETICA risponde a tutte queste esigenze ed aggiunge nuovi gusti a un prodotto già largamente apprezzato da tanti.
Disponibile nei gusti mandorla, cacao, e da poco anche frutti di bosco ed arancia, PROMEAL ENERGETICA è una barretta a base di pasta di mandorle con l’aggiunta di maltodestrine di mais. Questa formulazione garantisce carboidrati a medio/lento rilascio associati ad una apprezzabile quota proteica ed alle innumerevoli caratteristiche positive delle mandorle in sé come, ad esempio, la ricchezza di sali minerali ed acidi grassi poli insaturi; il risultato è un prodotto molto facile da digerire ma anche molto durevole riguardo al rilascio energetico, pratico da utilizzare per l’assenza di copertura, ed altamente palatabile a differenza di prodotti equivalenti che, soprattutto a temperature estreme, cambiano consistenza e caratteristiche organolettiche, generando imprevisti inattesi.
Senza glutine ed adatta agli intolleranti al lattosio, è un alimento utile anche nelle diete vegetariane e privo di conservanti.