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L’obesità è il disordine alimentare più frequente nei paesi occidentali. Non sarebbe tuttavia corretto spiegare l’obesità solo come un problema di eccessivo consumo alimentare. L’eccessiva alimentazione gioca certo un ruolo importante come pure l’esercizio inadeguato ma anche una forte componente genetica può essere presente.
Un dato clinico che caratterizza gli individui soprappeso è il marcato aumento degli acidi grassi liberi del siero, del colesterolo e dei trigliceridi indipendentemente dal consumo dietetico di grassi. Perché succede questo? L’obesità è ovviamente associata con un aumento del numero e/o della grandezza delle cellule adipose. Inoltre queste cellule contengono minori recettori insulinici e quindi rispondono meno all’insulina, mentre si ha un’aumentata attività della lipasi sensibile all’ormone.
L’aumento di attività della lipasi insieme con l’aumentata massa di tessuto adiposo può spiegare l’aumento degli acidi grassi liberi circolanti. Questi sono trasportati al fegato ove sottoforma di acetilCoA diventano precursori per la sintesi sia del colesterolo che dei trigliceridi. Un secondo elemento che caratterizza gli individui obesi è la glicemia più alta a digiuno e la diminuita tolleranza al glucosio. Infatti l’80% degli adulti diabetici risulta sovrappeso e molti presentano livelli di insulina più alti della norma. Ciò comporta una stimolazione del sistema nervoso simpatico con ritenzione di acqua e sodio e vasocostrizione, tutti fattori che contribuiscono a far aumentare la pressione sanguigna. A causa di questi cambiamenti metabolici peraltro reversibili l’obesità rappresenta uno dei maggiori fattori di rischio per l’insorgenza di malattie coronariche, ipertensione e diabete.
Per quanto riguarda l’approccio dietetico vanno ricordati alcuni fatti fondamentali: perché il peso si mantenga costante il valore calorico della dieta deve essere uguale all’energia spesa come lavoro e come calore.
L’aumento della termogenesi ovvero la produzione di calore indotta dalla dieta è massima per le proteine (10-35% dell’energia ingerita) seguite dai carboidrati (5-10%) per finire con i grassi (2-5%). Esiste una termogenesi dovuta anche a sostanze nervine (caffè, tè ecc.).
L’abolizione dei carboidrati comporta una rapida perdita di peso dovuta alla perdita d’acqua legata alla deplezione delle riserve di glicogeno muscolare ed epatico (1g di glicogeno lega 3 g di acqua).
La riduzione delle riserve di grasso può comportare inizialmente un leggero aumento di peso, anche se la dieta funziona, dovuto al fatto che l’acqua che risulta dalla trasformazione del grasso ha un peso specifico maggiore di questo.
La fibra dietetica è costituita per lo più da carboidrati complessi che non possono essere digeriti dagli enzimi del tratto GI. Le diete ricche di fibra (che comprendono una grande quantità di frutta, verdura cruda, granaglie e cereali), pari a 30 g/die, forniscono massa senza un eccesso di calorie.
Le diete povere di fibra tendono a essere ricche di carboidrati raffinati e grassi e quindi favoriscono la comparsa di obesità, malattie cardiache, stitichezza, malattia diverticolare e altri effetti indesiderati.
Il bon-ton a tavola aiuta a ridurre di molto la quantità di cibo assunta, e a conservare il buon umore senza crisi di astinenza. Per questo il momento di mangiare non va considerato come il semplice soddisfacimento di un bisogno materiale ma come un’occasione estetica raffinata fonte di emozioni, da preparare con cura in un ambiente lindo e con una compagnia possibilmente simpatica. La conversazione a tavola (mai di lavoro) è essenziale come pure l’assenza di giornali e televisori. Bocconi piccoli masticati lentamente e gustati anche per il loro profumo. In questo modo aumenteremo i momenti piacevoli combattendo la depressione e diminuendo i kili di troppo.
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