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Lo sapevi?
Nei mesi precedenti abbiamo visto come l'organismo è dotato di sistemi che gli permettono di vivere benissimo alla normale pressione atmosferica. In particolare abbiamo parlato di quali possono essere gli effetti sull'organismo se saliamo ad altitudini elevate.
Oggi invece vogliamo parlare di quali possono essere gli effetti sul nostro organismo se scendiamo in mare profondo*, praticando ad esempio un'immersione subacquea.
Il subacqueo quando si immerge a profondità elevate è sottoposto ad una maggiore pressione atmosferica, che aumenta velocemente come conseguenza del peso dell'acqua del mare (già a 10 m di profondità la pressione è raddoppiata!).
Questa pressione può provocare la nacrosi da azoto o "ebrezza dei fondali", i cui sintomi variano a seconda della profondità che si raggiunge. A 45 m di profondità i subacquei possono provare una sensazione di euforia e di ebrezza, simile a quella che si ha dopo aver bevuto qualche bicchiere di vino. A profondità superiori si è deboli e impacciati, a 100-120 m si perde conoscienza.
Questi sintomi si pensa siano causati dalla riduzione dell'eccitabilità dei neuroni quando nelle loro membrane lipidiche si discioglie l'N2 (azoto), altamente liposolubile.
Un altro problema che si puo' verificare praticando immersioni è la malattia da decompressione o "pieghe", poichè la vittima spesso si piega letteralmente dal dolore provocato.
Questo fenomeno si puo' verificare quando il subacque risale rapidamente verso la superficie dopo essere rimasto a lungo immerso e avendo perciò una consistente quantità di N2 disciolta nei suoi tessuti. La rapida riduzione della PN2 (pressione dell'azoto) fa in modo che l'N2 esca rapidamente dalla soluzione e formi delle bolle gassose, come quelle di CO2 che si formano quando apriamo una bottiglia di champagne.
La malattia da decompressione si puo' prevenire risalendo lentamente in superficie o decomprimendo gradualmente in una camera di decompressione, in modo che l'N2 possa lentamente liberarsi attraverso i polmoni senza formare bolle.
*fonte: "Fondamenti di fisiologia umana di Lauralee Sherwood".
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