Gli zuccheri, o carboidrati, si diversificano sulla base della loro struttura chimica e complessità. L’indice glicemico è uno dei più semplici parametri di riferimento per classificare i differenti zuccheri in natura. Non l’unico.
Nel continuo susseguirsi di diverse mode alimentari, abbiamo assistito ad una ormai infinita serie di valutazioni, spesso anche in antitesi, sul ruolo, l’importanza ed il miglior utilizzo possibile, dei carboidrati. Fuori da ogni logica pubblicitaria o para-scientifica, è possibile affermare con certezza che l’apporto di carboidrati nella dieta è fondamentale per ogni individuo e può differire per quantità e qualità solo sulla base di caratteristiche specifiche del singolo, legate a patologie conclamate, malassorbimento, caratteristiche fisiche o tipologia di attività, anche sportiva, svolta nelle 24 ore.
Gli zuccheri, o carboidrati, si diversificano sulla base della loro struttura chimica e complessità. L’indice glicemico è uno dei più semplici parametri di riferimento per classificare i differenti zuccheri in natura. Non l’unico.
L'indice glicemico è definito come: “la velocità alla quale aumenta il valore di glicemia ematica in seguito all'assunzione di 50g di alimento, espressa in percentuale rispetto al valore standard del Glucosio, valore questo pari a 100”.
Sulla base della precedente definizione, dire che un alimento possiede un indice glicemico pari a 25, significa che il suo valore è il 25% del valore di Indice glicemico del Glucosio. Questo valore dipende fortemente dalla complessità della catena molecolare: maggiore la complessità (Grado di polimerizzazione) e minore sarà l’indice glicemico.
L'indice glicemico di un alimento condiziona la risposta dell'ormone insulina rispetto all’assunzione di quel dato alimento: più è alto l'indice glicemico di un cibo, più è elevato il picco di glicemia a parità di tempo trascorso dall’assunzione; di riflesso, maggiore sarà anche il picco insulinico.
L'ormone Insulina, di spiccata natura anabolica, è determinante per favorire l'assorbimento e l'utilizzo dei nutrienti apportati con la dieta; in particolare nel caso dei carboidrati, ad un picco glicemico, corrisponde un picco insulinico, seguito a sua volta da un abbassamento repentino della glicemia, segno questo che l'insulina agisce permettendo allo zucchero in circolo di essere assorbito a livello cellulare per espletare le sue funzioni energetiche. Questo meccanismo è simile a quanto accade, in forma minore, con proteine e lipidi.
Al contrario, minore è l'indice glicemico di un dato alimento, minore sarà il picco di glicemia e quindi minore l'azione dell'insulina: nel nostro caso le molecole energetiche di carboidrati con valore basso di indice glicemico, avranno la possibilità di circolare per più tempo nel circolo ematico e quindi essere utilizzate più lentamente rispetto ad uno zucchero con indice glicemico alto.
Per lo sportivo sono pochi i casi in cui sia consigliabile assumere degli zuccheri semplici con indice glicemico elevato a fini prestativi: possono essere utilizzati per la crescita muscolare sfruttando il meccanismo anabolico dell'ormone insulina e “trascinare” in questo modo anche le proteine all’interno delle cellule muscolari, oppure in casi di sforzi brevi ma molto intensi per cui gli zuccheri semplici devono poter essere bruciati più rapidamente rispetto a zuccheri più complessi. L’eccesso di zuccheri semplici è d’altra parte sconsigliabile per il rischio di cali energetici di “rebound”, ovvero generati proprio dall’azione dell’insulina che, stimolata eccessivamente dagli stessi zuccheri semplici, finisce per sequestrare dal circolo ematico più glucosio del previsto.
E’ importante soffermarsi anche sul potere dolcificante degli zuccheri, che molto spesso non è confrontabile con i valori di indice glicemico. E’ possibile verificare infatti come la frutta, pur avendo un forte valore dolcificante, possiede indici glicemici non eccessivi rispetto al comune saccarosio o allo sciroppo di glucosio; ciò è dovuto alla presenza di fibra ma non solo. Lo zucchero semplice Fruttosio, proprio della frutta, ha, a parità di peso e di purificazione dalle componenti fibrose, un indice glicemico molto più basso rispetto al glucosio, pur avendo struttura chimica simile.
Tra i carboidrati importanti per lo sportivo un ruolo di primo piano è senza dubbio ricoperto dalle maltodestrine: catene composte da più molecole di glucosio unite da legami glicosidici, ottenute a partire dall'amido di mais.
Il valore di indice glicemico delle maltodestrine rispecchia il numero di molecole che compongono le catene polimeriche: minore il numero di molecole, più alto sarà l'indice glicemico poiché la struttura sarà molto più simile a quella del glucosio semplice. Maggiore il numero di molecole che costituiscono i polimeri, invece, e minore risulterà l'indice.
Oltre ad essere delle ottime molecole energetiche a medio/lungo termine, le maltodestrine hanno anche un altro tipo di vantaggio rispetto agli zuccheri più semplici, non di poco conto per gli sportivi ed in particolare per coloro che le utilizzano durante lo sforzo. Sono infatti in grado di sviluppare minor pressione osmotica rispetto a carboidrati semplici, che si traduce in un tempo di svuotamento gastrico più rapido, e maggiore velocità di assorbimento, a parità di calorie; i tempi più lunghi di assorbimento, al contrario, si accompagnano a possibili crampi addominali, difficoltà digestive, reflusso e/o dissenteria.
MALTOVIS è la maltodestrina in polvere di Volchem, facile da utilizzare prima o durante l’attività fisica, può essere aggiunta ad acqua o altre bevande di sali minerali, come ISODRINK, per un mix esplosivo di energia ed idratazione. Il suo alto tasso di maltodestrine ad alto grado di polimerizzazione ne fa un composto unico e completo, utilizzabile anche da intolleranti al lattosio o allergici al glutine.