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A tu per tu con...
Mi chiamo Kwadzo Klokpah e ho 28 anni. Vengo dal Ghana ma vivo in Italia da 17 anni e da due sono cittadino italiano.
La canoa è per me una passione: ho iniziato a praticarla circa due anni e mezzo fa e da allora non mi sono mai fermato. Ho fatto il mio primo esordio ai campionati italiani del 2016 con la mia attuale società: Società Canottieri Lecco.
Il mio è però un caso particolare: la parte inferiore del mio corpo ha una struttura ossea e muscolare diversamente sviluppata. Era qualcosa di nuovo per tutti nella mia Società ed essendo il primo para-atleta di cui si occupavano, non avevano idea di quali regole vigessero per affrontare la situazione. Non avendo mai avuto a che fare con un caso come il mio, l'allenatore mi ha sempre preparato seguendo il programma con cui allenava i miei compagni; anche l’imbarcazione era sempre la stessa.
Nel 2016 il primo passo per la partecipazione alle competizioni è stata la visita medica di classificazione para-atleti per sapere in quale categoria avrei gareggiato non solo nei campionati, ma in ogni gara in Italia. Ci sono 3 categorie: KL1 KL2 e KL3. I KL1 sono gli atleti con lesioni spinali, quindi non hanno l’uso delle gambe e neanche la funzione addominale e rotazione. Ciò comporta quindi solo l’uso delle braccia durante l’attività in barca. I KL2 posso avere lesioni spinali o qualsiasi altro problema, ma non hanno la possibilità di usare le gambe nella loro barca, mentre hanno l’uso addominale e rotazione del busto, che permette di dare maggiore forza e continuità all’azione di pagaiata. I KL3 sono tutti i soggetti con un amputazione di un arto; questi atleti quindi hanno tutta la mobilitazione del corpo, anche dell’arto mancante in quanto sono dotati di protesi che gli permettono di spingere con le gambe.
Gli atleti di paracanoa nelle gare nazionali possono gareggiare in tre distanze, ovvero 1000, 500 e 200 m, mentre nelle gare internazionali hanno una sola distanza da fare, ovvero i 200 metri. Le tre categorie hanno tempi medi di percorrenza dei 200 m molto diversi: KL1 47 secondi circa, KL2 41 secondi circa e KL3 circa 38 secondi. Per far capire quanta differenza c’è tra un KL3 e un’atleta normodotato, il tempo medio di un atleta normodotato nei 200 metri è di 36 secondi. Quei due secondi circa che differenziano un KL3 e un normodotato sono dovuti alla barca molto più larga di chiglia e stabile, quindi più lenta rispetto alla barca stretta ed instabile.
I paratleti, hanno tutti lo stesso tipo di imbarcazione, e questo ha costituito un imprevisto durante la preparazione alla mia prima gara nazionale Milano: mi comunicarono che la barca con cui mi ero sempre allenato non era conforme alle nuove leggi. La mia Società si è subito attivata a procurare una barca a norma da un’azienda polacca. Nel frattempo io sono stato inserito nella categoria KL2. Nell’attesa dell’arrivo della nuova barca ho continuato ad allenarmi facendo i test sulle distanze nelle quali avrei gareggiato: 1000, 500 e 200 m. I 200 metri sono la mia specialità ed era l'unica categoria in cui speravo in una medaglia, possibilmente oro nonostante non avessi mai partecipato ad una gara.
Il primo giorno di Campionato la nuova barca non era ancora arrivata, anzi era ancora in Polonia. Visto l'intoppo dell'ultimo minuto, sono riuscito farmi prestare una barca dalla stessa casa produttrice che doveva consegnarmi la barca e sono uscito per prenderci confidenza. La prova barca non era andata molto bene: la canoa era instabile, il seggiolino alto, il timone diverso. Tuttavia ritirarmi era fuori questione. Ero arrivato fino a lì e non sarei tornato indietro.
Finalmente ero nei blocchi dei 1000 metri. Emozione, tensione, eccitazione. Alla partenza pensavo solo a pagaiare e a non finire in acqua. Sono arrivato al traguardo senza fiato ma felice di non essere finito in acqua e di non essermi classificato tra gli ultimi. Tutt’altro, ero arrivato sul podio: medaglia di bronzo nei mille metri al mio primo campionato italiano. Ho affrontato i 500 m con un diverso spirito: con maggiore fiducia e con più voglia di fare ero arrivato secondo posto. Ai 200 m mi trovavo al blocco di partenza più nervoso che mai, entravamo ed uscivamo perché mancava sempre qualcuno. Quando il via arrivò, io ero leggermente fuori dai blocchi. Avevo fatto una gara al recupero invece di fare una gara per la vittoria. Terminata la gara ero arrabbiato e deluso, nonostante il terzo posto. Potevo fare di meglio. Passata la bufera di emozioni, mi sono reso conto che ero partito come debuttante e tornavo a casa con tre medaglie.
La mia barca arrivò un mese dopo i campionati.
La più grande sorpresa è arrivata nei primi di febbraio 2017, quando ho vinto il mio primo titolo italiano nella gara di fondo di 3 chilometri e altri ori in altre distanze. Dopo questo, la Federazione Italiana mi ha convocato nella squadra nazionale di paracanoa. Mi sono allenato con la squadra e insieme ci siamo preparati per affrontare degli appuntamenti di grande importanza (Coppa del mondo in Ungheria, Europei in Bulgaria e Mondiali in Repubblica Ceca).
In Italia rientravo nella categoria KL2 e, secondo i miei tempi migliorati dal duro allenamento, avrei potuto raggiungere metà classifica in finale A. Arrivati in Ungheria, i classificatori hanno ritenuto che fossi in qualche modo in grado di sfruttare le mie gambe durante la pagaiata e mi hanno spostato nella categoria KL3 dopo una nuova classificazione. Ciò significava che non sarei arrivato nella finale A perché gli avversari erano molto più avvantaggiati di me per la spinta delle gambe, così mi sono piazzato in quinta posizione nella finale B.
Gli europei in Bulgaria non hanno portato agli esiti che desideravo, ma nei mondiali ho ottenuto buoni risultati nella prima batteria. Alla partenza della semifinale in Repubblica Ceca ebbi i crampi, il che risultò una pessima prestazione e nella sesta posizione. Avevo mancato la finale A per meno di un secondo. Sono tornato a casa ad ogni modo felice delle esperienze fatte e più determinato che mai a prepararmi per fare meglio.
Dopo le gare internazionali, in Italia mi aspettavano i Campionati Italiani 2017. Questa volta ero più preparato dalle esperienze precedenti, non avevo paura o nessuna agitazione. Mi ero prefissato di vincere almeno due ori, uno obbligatoriamente nei 200 metri e così ho fatto. Ho vinto i 1000 metri e, giocando di strategia, ho voluto dare meno importanza ai 500 metri per avere più energia e concentrazione alla gara finale di 200 metri. Ero riuscito a portare a casa due ori e un argento. SODDISFATTO!
Lo sport della canoa è uno sport che non ha mai fine, mi alleno sempre sia d’inverno che d’estate perché io, il mio allenatore societario e i tecnici della nazionale abbiamo un progetto da portare avanti, abbiamo un obiettivo da realizzare, abbiamo una metà da raggiungere. Nelle future competizioni internazionali del 2018 e 2019, vogliamo oltre che migliorare la nostra posizione in classifica, qualificare la barca per le Olimpiadi del 2020 a Tokyo.
Tutti questi risultati non li ho ottenuti da solo: è merito della la mia famiglia adottiva per avermi confortato sostenuto e incoraggiato a non mollare mai ed andare sempre avanti. É il frutto del lavoro della Società Canottieri Lecco con il tecnico Giovanni Lozza per tutto quello che mi hanno dato per poter arrivare dove sono ora, e dell’azienda Volchem Italia per il suo grande supporto.
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