Sono passate alcune settimane da quando l'ultracycler Omar Di Felice ha realizzato un'impresa memorabile, che nessun italiano prima d'ora era riuscito a compiere... vincere la Trans Am Bike Race
Sono passate alcune settimane da quando l'ultracycler Omar Di Felice ha realizzato un'impresa memorabile, che nessun italiano prima d'ora era riuscito a compiere... vincere la Trans Am Bike Race, una corsa in bici che attraversa gli Stati Uniti partendo dall' oceano pacifico e arrivando all' oceano atlantico, tutto in autosufficienza.
Un percorso di 7000 km non-stop che Omar è riuscito a compiere in 18 giorni, 10 ore e 13 minuti realizzando un sogno.
Ecco cosa ci ha raccontato quando lo abbiamo sentito.
Sono passate alcune settimane dalla Trans Am Bike Race, come ti senti? Emozioni?
Ho avuto poco tempo per metabolizzare quanto accaduto: proprio perché non avevo considerato una possibile vittoria alla Trans Am, sottovalutando un pò lo sforzo, avevo riempito la mia agenda con impegni di lavoro che mi stanno vedendo in giro tra Italia, Norvegia e Francia sin dal mio rientro.
A margine della grande stanchezza, però, c’è una felicità e soddisfazione che sento di provare e che spero di godermi tra qualche giorno, quando finalmente potrò staccare un pò per un periodo di meritate vacanze.
Per l’alimentazione/integrazione hai utilizzato qualche prodotto in particolare, benefici e consigli?
Bisogna fare una distinzione: alimentazione e integrazione pre-Trans Am, in fase di preparazione e allenamento, e quella in gara.
Nel primo caso ho osservato un periodo di allenamenti intensi in cui ho curato in maniera quasi maniacale la mia integrazione.Vitamine, Ferro e Amminoacidi sono stati fondamentali per il recupero dai duri allenamenti soprattutto in virtù del primo grande caldo nel passaggio dalla stagione primaverile e invernale a quella estiva.
Inoltre ho potuto calibrare al meglio l’assunzione di carboidrati e proteine in allenamento grazie ai gel energetici e alle barrette che ho sempre assunto considerando le ore di allenamento e l’intensità degli stessi.
In gara, purtroppo, la musica cambia e l’essere costantemente “unsupported” ha fatto si che non potessi avere con me tutto l’occorrente: per cibo e integrazione, infatti, bisogna affidarsi a ciò che si trova nelle gas station e nei supermarket che si incontrano.
Avevo comunque con me alcune scorte di amminoacidi e qualche gel energetico per i momenti salienti della gara.
Cosa ti spinge a cimentarti in queste avventure estreme e cosa consigli a chi vuole iniziare questo percorso da ultracycler?
Alla base c’è la passione per l’ultra endurance, l’amore per la fatica e la curiosità per l’esplorazione dei propri limiti. Ovviamente è uno sport difficile e a tratti rischioso se affrontato senza la necessaria preparazione. Per questo il consiglio basilare che mi sento di dare è quello di affidarsi a un buon preparatore e non lasciar spazio all’improvvisazione. Quella è qualcosa che si può attuare, semmai, quando si ha piena consapevolezza dei propri mezzi e si può, quindi “osare” di più grazie all’esperienza acquisita.
Hai già in mente nuovi obiettivi per il futuro o ora ti godi il meritato riposo?
Per ora voglio dedicarmi al riposo senza pormi obiettivi o guardare troppo in là: la vittoria alla Trans Am rappresenta una pietra miliare per la carriera di ogni ultracyclist in grado di ottenerla, per questo penso sia giusto vivere questo periodo con il massimo della serenità e spensieratezza possibile.